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rime | 301 |
XX
L’ombra di Carlo Emanuele duca di Savoia, che parla all’Italia.
O del mio regio cuore idolo altero,
ricca d’amanti e priva di consorte,
povera Italia mia, toccata in sorte
or al franco, or al goto, or all’ibero,
io solo in te fissai santo il pensiero;
quinci del tuo bel regno in su le porte
frenai l’altrui lussurie, ardito e forte,
degno io sol del tuo amor, tu del mio impero.
Spesso mossi, egli è ver, guerre e ruine,
sorte spesso cangiai, ma non ingegno,
sol per veder de’ nostri amori il fine.
Ma per tuo fato e per mio fatto indegno,
misero giaccio, e tu pur giaci alfine,
misera, senza re, io senza regno.
XXI
Bellezze di Valladolid.
Stronzi odorati e monti di pitali
versati e sparsi e lucidi torrenti
d’orine e brodi fetidi e fetenti,
che non si pòn passar senza stivali;
acque stercoreggianti e d’animali
morti feconde, pan senza fermenti,
pesci che appestan di lontan le genti,
vini agri, aceti dolci, olii mortali;
fabbriche sontuose in su due stecche
impiastrate di fango e di lordura,
chi qua, chi lá, senz’ordine distinte;
dame di biacca e di verzin dipinte,
ma lorde, senza crin, spolpate e secche,
cui la p... colar suol per natura,