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298 | rime |
A questa bella fonte,
credendo il fiero ardore
che lo strugge smorzar, corre il mio core;
ma, lasso, di veleno
è ’l suo dolce liquor cosí ripieno
ch’altro miglior conforto
non sa che ’l rimaner piú tosto morto.
Fonte amoroso e vago,
che ’l ciel di te inamori
sí ch’in te bene amore
e ’l nèttare di Giove in te si chiude,
dammi, ché puoi, virtude
di cantare i tuoi pregi e ’l tuo valore,
ch’al tuo immortal liquore
cede Elicona il vanto.
XVII
Per Marcantonio ed Ascanio Colonna.
Che dirai bella Clio nel dolce canto
se la tua lira d’oro
ricca e gemmata or ne la man ti arreco?
Dirai tu il pregio e il vanto
del grande eroe, che fe’ di sangue moro
e trace e siro e greco
giá di Lepanto il mar gonfio e vermiglio?
O pur la gloria e lo splendor del figlio?
Gemea Nettun sotto l’orribil soma
de le navali squadre
che estinte avean le selve d’Orïente,
quando il folgor di Roma
da l’italico ciel mosse il gran padre;
onde atterrar repente
la reina del mar vide e l’Ibero
l’empio furor de l’ottomano impero.