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296 | rime |
e d’appressarmi al lume
del sol d’amor con incerate piume,
non mi riprenda alcun di tanto ardire,
ché fortunato muore
chi altamente, com’io, locato ha il core.
XIII
Occhi belli.
Poli di questa vita,
stelle del ciel d’amore,
ove sempre il mio cuore
si aggira trasformato in calamita;
se vi chieggono aita
questi sospiri e questi
spiriti miei vitali,
de la fortuna mia ruote celesti,
perché, lasso, ai miei mali
sempre intenti, negate
a voi stessi pietate?
XIV
In morte di una cantatrice ferrarese.
Morta non è la bella
che coi soavi accenti
solea frenar sul Po l’ira dei venti,
ma trasformata in stella
lasciato ha cieco il mondo e in tristi pianti
per aggiugnere al ciel lumi e concenti.
Dunque godete, amanti,
poiché splendono ancora
sue divine bellezze a chi le onora.