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22 la secchia rapita


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     Manfredi in tanto apparve, e conducea
distinta a coppia a coppia la sua schiera.
Portar la secchia in alto egli facea
da Spinamonte innanzi a la bandiera;
e di mirto e di fior cinta l’avea,
sí che spoglia parea pomposa e altera.
Subito il Potta il corse ad abbracciare
dicendogli: — Ben venga mio compare. —
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     Indi gli chiese come avea potuto
con quella secchia uscir fuor di Bologna,
che non l’avesse ucciso o ritenuto
quel popolo per ira o per vergogna.
Disse Manfredi: — Iddio sa dare aiuto
a chi si fida in lui, quando bisogna:
il nemico a seguirci ebbe due piedi,
e noi quattro a fuggir, come tu vedi. —
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     Fêr poi le Cataline il lor invito
su l’erba fresca d’un fiorito prato,
e perché ognun moriva d’appetito,
in un’avemaria fu sparecchiato.
Finita la merenda, e risalito
a cavallo ciascuno al loco usato,
ripresero il cammino in vêr la porta,
raccontando fra lor la gente morta.
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     Sotto la porta stava Monsignore
con lo spruzzetto in man da l’acqua santa,
e intonando la laude in quel tenore,
che fa il cappon quando talvolta canta.
Quivi smontaro tutti a farli onore,
e l’inchinâr con l’una e l’altra pianta,
e a suon di trombe se n’andâr con esso
a render grazie a Dio del gran successo.