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canto primo | 271 |
24
Allor levossi il capitan gridando:
— O fortunati, ecco un guerrier celeste
che combatte per noi lá su col brando
e discaccia i demòni e le tempeste.
Chi vuol segno piú lieto e memorando?
Ecco il ciel che s’allegra e si riveste
d’azzurro, e ’l mar che placa il gonfio seno
mirate lá più avanti, ecco il terreno. —
25
Cosi parlava; e di lontan vedea
molt’isole nel mar fra sé distinte:
onde le prore a quel sentier volgea,
dove parean dal vento esser sospinte.
Eran l’isole queste ove credea
l’antica etá che de le genti estinte
volassero a goder l’alme beate;
e le chiamò felici e fortunate.
26
Porto in una di lor sicuro stassi,
ch’entra nel lido e forma un ampio cinto;
e fuor, lá dove ad imbroccarlo vassi,
stretto è di foce e d’alti scogli è cinto:
ne la tempesta il mar da cavi sassi
spumeggiando ritorna in dietro spinto;
ma non può l’ira mai del vento audace
la cheta onda turbar che dentro giace.
27
Quivi il Colombo entrò con le sue navi,
e stanza vi trovò dolce ed amena;
praticelli, boschetti, aure soavi,
fonti, rivi, e d’amor la terra piena;
fiorite l’erbe, e gli arbuscelli gravi
di frutti, e intorno una continua scena;
e tra le frondi augelli e per le valli
persi, verdi, vermigli, azzurri e gialli.