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270 | l'oceano |
20
Salì questa preghiera al ciel volando,
e fermò l’ali ai piè del Redentore.
Mirolla; e ’l guardo in Urriel girando,
che de l’ispano regno è protettore,
— Va’ tu, — gli disse. E quegli al gran comando
tosto s’armò di lampi e di terrore,
e dove perigliar vede il Colombo
trasse la spada e giú lanciossi a piombo.
21
I miseri guerrier prostrati al suolo
stavano orando in atto umile e pio;
quando si scosse l’uno e l’altro polo,
e tremò il mondo, e un fiero tuon n’uscio;
ed ecco di lontan videro a volo
folgorando venir l’angel di Dio;
e parve ai lampi e a le fiammelle sparte
che giú cadesse il sole in quella parte.
22
Qual digiuno falcon, che d’alto vede
di storni o d’altri augei schiera che passa,
piomba dal cielo e la disperge e fiede
con l’artiglio e col rostro e la fracassa;
cotal l’angel di Dio da l’alta sede
sovra gli empi demòni i vanni abbassa:
gli percote, gli caccia e gli disperge,
e ’l nubiloso ciel colora e terge.
23
Fra i nembi che fuggian da’ suoi sembianti
tralucevano i rai con lunghe spere;
foggiano i venti e i turbini sonanti,
e le procelle e l’ombre oscure e nere:
egli in atti sdegnosi e fulminanti
con la spada ferir l’inique schiere
e cacciarle dal ciel, visibilmente
veduto fu da la smarrita gente.