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canto duodecimo 227


63
     Correano a gara i capitani al ponte,
dove maggior periglio esser parea:
e quivi il furibondo Eurimedonte
col destriero ingombrato il varco avea;
e in minacciosa e formidabil fronte,
con la spada a due man ferendo, fea
smembrati e morti giú da l’alta sponda
cavalli e cavalier cader ne l’onda.

64
     A Petronio Casal divise il volto
fra l’uno e l’altro ciglio in fino al petto;
a Gian Pietro Magnan, ch’a lui rivolto
giá tenea per ferirlo il brando eretto,
troncò la mano e aperse il fianco, e sciolto
trasse lo spirto fuor del suo ricetto;
e partito dal collo a una mammella
Ridolfo Paleotti uscí di sella.

65
     Ma di gente plebea n’uccide un monte,
che s’erge sovra l’onda e innanzi passa;
seguono i padovani: e giá del ponte
le steccate e le sbarre addietro lassa.
Quindi ne le trinciere urta per fronte,
e le rompe, le sparge e le fracassa;
si rinforza il nemico, e fa ogni prova
contra tanto furor, ma nulla giova;

66
     ché da levante vien per fianco il forte
Gherardo a un tempo, e da ponente viene
Manfredi; e l’uno e l’altro ha in man la morte,
e fa di sangue rosseggiar l’arene.
Trasser le genti lor con pari sorte
di lá da l’onda; e per le rive amene
taciti costeggiando a un punto fûro
sopra i nemici incauti al cielo oscuro.