Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/23


canto primo 17


39
     Poiché mirò de’ capitani suoi
l’un fatto prigionier, l’altro ferito
la progenie antichissima de’ Boi,
e si vide ridotta a mal partito,
que’ valorosi, che facean gli eroi,
senza aspettar chi lor facesse invito,
chi a cavallo, chi a piè per la campagna
si diedono a menar de le calcagna.
40
     Ma ratto fu con una ronca in mano
il Potta lor, come un demonio, addosso
e tanti ne mandò distesi al piano,
che ne fu il ciel de la pietá commosso.
Quel fiume crebbe sí di sangue umano,
che piú giorni durò tiepido e rosso,
e dove prima il Fiumicel chiamato,
fu da poi sempre il Tepido nomato.
41
     Tutto quel dí, tutta la notte intiera,
i miseri Petroni ebber la caccia;
ne coperse ogni strada, ogni riviera
Manfredi Pio, che ne seguí la traccia.
Con trecento cavalli a la leggiera
con tanto ardire il giovane li caccia,
che su ’l primo sparir de l’aria scura
si trovò giunto a le nemiche mura.
42
     La porta San Felice aperta in fretta
fu a’ cittadini suoi, ch’erano esclusi;
ma tanta fu la calca in quella stretta,
che i vincitori e i vinti entrâr confusi.
Quei di Manfredi un tiro di saetta
corser la terra, e vi restavan chiusi,
s’ei da la porta, ove fermato s’era,
non li chiamava tosto a la bandiera.