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222 | la secchia rapita |
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Or vi farò veder quello ch’importe
il disprezzar l’autoritá papale. —
Cosí disse; e non pur fuor de le porte
che chiudean le superbe e ricche sale,
ma di Bologna uscí con la sua corte;
e volgendo il cammin verso il Finale,
il Paulucci avisò ch’immantenente
il seguisse al Bonden con la sua gente;
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dove dovea trovarsi il giorno appresso
Azio d’Este figliol d’Aldobrandino,
e quivi esser da lui poscia rimesso
nel ferrarese antico suo domino;
come gli avea ordinato il papa stesso
con un breve, da poi ch’ei fu in cammino:
e a un tempo fûr da lui tutti chiamati
i cavalli ch’a dietro avea lasciati.
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Salinguerra, ch’intese il suo periglio,
tosto del ponte abbandonò l’impresa;
e tornando a Ferrara, in iscompiglio
ritrovò la cittá giá mezza presa.
Ma risoluti a non mutar consiglio
s’ostinaron via piú ne la contesa
i Petroni; e stimâr cosa leggiera
l’aver perduta e l’una e l’altra schiera.
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Da l’altra parte i Gemignani vòlti
al lor vantaggio, avean con segretezza
danari a cambio dai lucchesi tolti
e assoldata milizia a l’armi avezza;
e avendo i padovani in campo accolti
senza segno di tromba e d’allegrezza,
si mostravan d’ardir, di forze impari
per crescer confidenza ai temerari.