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canto duodecimo 217


23
     — Il papa, ch’è signor de l’universo
e del gregge di Dio padre e pastore,
veduto fra le cure ov’egli è immerso
d’una favilla uscir cotanto ardore,
al ben comun da quel desio converso
che spira e muove in lui l’eterno Amore,
pace vi manda; o vi dinunzia guerra,
se voi la ricusate, in cielo e in terra.
24
     Quello, che io dico a voi, dico al nemico
vostro, ché ’l papa a tutti è giusto padre:
e se ben voi per retto e per oblico
foste sempre ribelli a la gran Madre,
e novamente a l’empio Federico
congiunti avete e gli animi e le squadre;
non vuol però che d’alcun vostro gesto
s’abbia memoria o sentimento in questo.
25
     E mi manda a trattar pace fra voi
con patti uguali; e mi comanda ch’io
in armi debba aver fra un mese o doi
dieci mila cavalli al voler mio,
per rintuzzar chi sia ritroso ai suoi
santi disegni, al suo voler restio;
e a Genova i contanti hammi rimesso,
e trenta compagnie giá son qui appresso:
26
     e promette di darmi il re di Francia
dodicimila fanti in fra due mesi,
sí che ’l fondarsi in altro aiuto è ciancia.
Né piú sia detto a voi che ai bolognesi.
Il papa sa che a correr questa lancia
i danari di Dio fien meglio spesi,
ch’in erger torri e marmi in sua memoria
d’armi e nomi scolpir, fumi di gloria. —