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214 | la secchia rapita |
11
E se non che la notte intorno ascose
l’aurea luce del sol col nero manto,
imprese vi seguian maravigliose
ch’avrebbon desti i primi cigni al canto.
Taciute avria quell’armi sue pietose
il Tasso e ’l Bracciolino il legno santo,
il Marino il suo Adon lasciava in bando,
e l’Ariosto di cantar d’Orlando.
12
Giunto a Genova in tanto era il legato;
e ’l nunzio da Bologna gli avea scritto
ch’egli sarebbe ad incontrarlo andato
prima ch’ei fésse a Modana tragitto.
Ma egli, ch’a lo studio avea imparato
che fa la maestá poco profitto
se le manca il poter, senza intervallo
assoldando venia gente a cavallo.
13
E’l papa giá co’genovesi avea
d’un mezzo million fatto partito,
talché sicuramente egli potea
ragunar soldatesca a suo appetito.
Ma il trascorrer qua e lá ch’egli facea
il trasse fuor del cammin dritto e trito,
fin che con lunga ed onorata schiera
egli arrivò ne’ prati di Solera.
14
Quivi stanco dal caldo e fastidito
fermossi a l’ombra, e d’aspettar dispose
il nunzio, a cui giá un messo avea spedito
per intender da lui diverse cose.
In tanto i servi suoi su ’l verde lito
vivande apparecchiar laute e gustose:
ed egli in fretta, trattisi gli sproni,
mangiò per compagnia cento bocconi.