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canto duodecimo | 213 |
7
A Petronio Sampier, ch’innanzi al ponte
facea la strada a quei de la Crocetta,
drizzò l’arco Celinda e ne la fronte
gli adisse la mortal fera saetta.
Nel collo Semidea ferí Bonconte
Beccatelli, ch’uccisi in quella stretta
avea Anton Borghi e Gemignan Colombo;
e lo fece cader nel fiume a piombo.
8
Fu Girolamo Preti anch’ei ferito,
poeta degno d’immortali onori,
che quindici anni in corte avea servito
nel tempo che puzzar soleano i fiori.
Col collare a lattughe era vestito,
tutto di seta e d’òr di piú colori:
ond’al primo apparir ch’ei fece in campo,
Renoppia di sua man trasse a quel lampo.
9
Tra ’l collo e le lattughe andò a ferire,
e pelle pelle via passò lo strale.
Ei si senti la guancia impallidire,
che dubitò la piaga esser mortale.
L’accortezza e ’l saver nocque a l’ardire,
che gli affissò la mente al proprio male;
e in cambio di pensare a la vendetta,
correre il fece a medicarsi in fretta.
10
Ei nondimen scusandosi dicea
che pugnar con le dame era atto vile,
e tanto piú contra colei, ch’avea
la sua franchigia in cima a un campanile.
In tanto da uno strail di Semidea
fu morto a piè del ponte Andrea Caprile,
ch’avea quella mattina un frate ucciso:
la balestra del ciel scocca improviso.