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208 | la secchia rapita |
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Fulvio col conte ha non vulgari sdegni,
e canterá di te l’armi e gli amori:
dirá l’alte bellezze e i fregi degni
ch’ornan colei ch’idolatrando adori;
le compagnie d’ufficio, i censi e i pegni
che per lei festi giá su i primi fiori;
e i casali e le vigne e gli altri beni
c’hai spesi in vagheggiar gli occhi sereni.
52
Gran contento agli amanti e gran diietto,
che possano veder le luci amate,
che portano squarciati i panni al petto
per godere il tesor di lor beltate!
Povero e ignudo Amor senza farsetto
dipinse con ragion l’antica etate;
che spoglia chi per lui s’affligge e suda,
e lo fa vago sol di carne ignuda.
53
Fra i successi d’amor canterá l’armi
e l’imprese c’hai fatte in questa guerra;
e con sonori e bellicosi carmi
eternerá la tua memoria in terra.
E giá di rimirar la fama parmi
trombeggiando volar di terra in terra,
e contra ’l papa di tua mano ai venti
la bandiera spiegar de’ malcontenti. —
54
Cosí ragiona il Toscanella e ride,
e Titta ride anch’ei per compagnia;
ma l’amaro dal cor non si divide,
ché non sa ricoprir sí gran bugia.
Stette pensando un pezzo; e poi che vide
di non poter scusar la sua follia,
di far morire il conte entrò in pensiero
per sostener ch’egli avea scritto il vero.