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canto undecimo 205


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     Ma Titta poi che l’avversario vede
per morto riportar ne le sue tende,
passeggia il campo a suon di trombe, e riede
dove la parte sua lieta l’attende:
fastoso è sí che di valor non cede
a Marte stesso; e de l’arcion discende,
e scrive pria che disarmar la chioma,
e spedisce un corriero in fretta a Roma.
40
     Scrive ch’un cavalier d’alto valore
di quelle parti, uom tanto principale
che forse non ve n’era altro maggiore
né ch’a lui fosse di possanza eguale,
avuto avea di provocarlo core,
e di prender con lui pugna mortale;
e ch’esso degli eserciti in cospetto
gli avea passato al primo incontro il petto.
41
     Spedi il corriero a Gaspar Salviani
decan de l’academia de’ Mancini,
che ne desse l’aviso ai Frangipani
signor di Nemi e ai loro amici Ursini,
e al cavalier del Pozzo e ai due romani
famosi ingegni, il Cesi e ’l Cesarini;
et al non men di lor dotto e cortese
Sforza gentil Pallavicin marchese;
42
     che tutti disser poi ch’egli era matto,
quando s’intese ciò ch’era seguito.
Intanto avean spogliato il conte, a fatto
dal terror de la morte instupidito;
e gian cercando due chirurghi a un tratto
il colpo onde dicea d’esser ferito:
né ritrovando mai rotta la pelle,
ricominciâr le risa e le novelle.