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202 la secchia rapita


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     occhi de l’alma mia, pupille amate,
lucidi specchi ove beltá vagheggia
sé stessa; archi celesti ond’infocate
quadrella avventa Amor ch’in voi guerreggia
de le vostre sembianze onde il fregiate,
cosí splende il mio cor, cosí lampeggia,
ch’ei non invidia al ciel le stelle sue,
benché sian tante e voi non piú che due.
28
     Come ai raggi del sole arde d’amore
la terra e spiega la purpurea veste;
cosí ai vostri be’ raggi arde il mio core,
e di vaghi pensier tutto si veste.
Quest’alma si solleva al suo fattore,
e ammira in voi di quella man celeste
le meraviglie, e dal mortal si svelle;
o degli occhi del ciel luci piú belle.
29
     Rimiratemi voi con lieto ciglio,
del cieco viver mio lumi fidati,
siate voi testimoni al mio periglio,
e scorgetemi voi co’ guardi amati;
ché fia vana ogni forza, ogni consiglio:
cadrá l’empio e fellon ne’ propri aguati,
e non che di pugnar con lui mi caglia,
ma sfiderò l’inferno anco a battaglia. —
30
     Cosí detto, risorge; e ’l destrier chiede,
tutto foco ne gli atti e ne’ sembianti;
e fa stupire ognun che l’ode e vede
sí diverso da quel ch’egli era innanti.
Ma Titta armato giá dal capo al piede,
con armi e piume nere e neri ammanti,
in campo era comparso, accompagnato
dal solo suo padrin, senz’altri a lato.