Pagina:Tassoni, Alessandro – La secchia rapita, 1930 – BEIC 1935398.djvu/206

200 la secchia rapita


19
     Di tenda in tenda intanto era volata
la fama di quell’atto, e ognun ridea.
Renoppia che non era ancor levata,
un paggio gli mandò, che gli dicea
che stava per servirlo apparecchiata,
e accompagnarlo in campo; e ben credea
ch’egli si porterebbe in tal maniera,
ch’ella n’avrebbe poscia a gire altiera.
20
     Quest’ambasciata gli trafisse il core,
e destò la vergogna addormentata:
e cominciaro in lui viltá ed onore
a combatter la mente innamorata.
S’alza a sedere, e dice che ’l dolore
mitigato ha il favor de la sua amata,
e s’adatta a vestir; ma la viltade
finge che ’l dolor torni, e giú ricade.
21
     E la pittrice giá de l’oriente,
pennelleggiando il ciel de’ suoi colori,
abbelliva le strade al dií nascente,
e Flora le spargea di vaghi fiori;
quindi usciva del sole il carro ardente,
e di raggi e di luce e di splendori
vestiva l’aria, il mar, la piaggia e ’l monte,
e la notte cadea da l’orizonte:
22
     quando comparve il conte di Miceno
col medico Cavalca in compagnia.
Il medico a l’orina in un baleno
conobbe il mal che l’infelice avia;
e, fattosi recare un fiasco pieno
di vecchia e dilicata malvagia,
gli ne fece assaggiar tre gran bicchieri;
ed ei pronto gli bebbe e volontieri.