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14 | la secchia rapita |
27
Uccise il Bertolotto, e ’l corpo grasso
spirò ne l’acqua fresca e fu l’orrore
de l’acqua ch’abborriva, in su quel passo,
de l’orror de la morte assai maggiore.
Uccise appresso a lui mastro Galasso,
cavadenti perfetto e ciurmatore;
vendea ballotte e polvere e braghieri:
meglio per lui non barattar mestieri.
28
Senza naso lasciò Cesar Viano,
fratel del podestá di Medicina;
e d’un dardo cader fe’, di lontano
trafitto, un figlio del dottor Guaina;
indi ammazzò il barbier di Crespellano,
che portava la spada a la mancina;
e mastro Costantin da le Magliette,
che faceva le gruccie a le civette.
29
Un certo bell’umor de’ Zambeccari
gli diede una sassata ne la pancia,
e a un tempo Gian Petronio Scadinari
gli forò la braghetta con la lancia;
la buona spada gli mandò del pari,
come se fosse stata una bilancia,
ch’a l’uno e l’altro tagliò il capo netto,
e i tronchi ne la rena ebber ricetto.
30
Qual giá su ’l Xanto il furibondo Achille
fe’ del sangue troian crescer quell’onda,
o Ippomedonte a le tebane ville
fe’ de l’Asopo insanguinar la sponda,
tal il giovane fier l'onde tranquille
fa rosseggiar del sangue ostil che gronda:
ma da la tanta copia infastidita
diede la Musa a pochi nomi vita.