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192 la secchia rapita


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     Ma il conte poi che fu certificato
dal collegio de’ medici ch’egli era
fuor di periglio, a la campagna armato
uscí per ritrovar la sua mogliera.
Al campo venne: e quivi indizio dato
gli fu del suo caval da la sua schiera,
cui sopra un giovinetto era venuto,
né l’un, né l’altro piú s’era veduto.
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     Il conte di trovarlo entra in pensiero,
e vuol saper chi ’l giovinetto sia;
e promette gran premio a chi primiero
indizio gli ne porta o gli ne invia.
La mattina seguente uno scudiero
gli dice che ’l caval veduto avia
ne le tende di Titta, e ’l premio chiede:
ma il conte ride e ’l suo parlar non crede.
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     E manda un uomo suo, ch’a Titta dica
quel che gli fa saper l’accusatore.
Giura Titta che questa è una nemica
fraude per sciorre un sí leale amore:
ma fra tanto si studia e s’affatica
di far tignere il pel del corridore
con un color di sandali alterato,
e di leardo il fa sauro bruciato.
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     Poi chiama il conte, e fa vedergli in prova
tutti i cavalli suoi cosí al barlume.
Il conte che ’l candor del suo non trova
e che di Titta ciò mai non presume,
si scusa che non gli era cosa nova
de la sua limpidezza il chiaro lume,
ma tace che da lui fuggita sia
la donna che trovar cerca e desia: