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canto decimo 187


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     Gli va poscia di bocca ogni pensiero
cacciando a poco a poco, e lo millanta:
ed ei, com’è di cor pronto e leggiero,
si ringalluzza e si dimena e canta.
Gli scuopre de l’interno il falso e ’l vero,
e del disegno rio si gloria e vanta.
Nota Titta ogni cosa, e lo conforta
ch’alcun non saprá mai chi l’abbia morta.
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     Era Titta per sorte innamorato
de la moglie del conte; e mentre fue
ne la cittá con atti a lei mostrato
l’avea, e con voci a le serventi sue.
Or che si vede il modo apparecchiato
di far che resti il mal accorto un bue,
scrive il tutto a la donna, e in che maniera
il pazzo rio d’attossicarla spera.
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     Lo ringrazia la donna, e cauta osserva
gli andamenti del conte in ogni parte;
e informa del periglio ogni sua serva,
perché sieno a guardarla anch’esse a parte.
Il conte, fisso giá ne la proterva
sua voglia, tratto avea solo in disparte
il medico Sigonio; e in pagamento
offertogli in buon dato oro ed argento,
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     se gli prepara un tossico provato,
cui rimedio non sia d’alcuna sorte;
dicendo che di fresco avea trovato
la moglie che gli fea le fusa torte,
e ch’avea risoluto e terminato
di darle di sua man condegna morte.
Lungamente pregar si fe’ il Sigonio,
e al fin gli diè una presa d’antimonio.