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canto decimo | 181 |
19
Vien Sirocco veloce; onde s’accende
una fiera battaglia in mezzo a l’onde.
Si turba il ciel, si turba l’aria, e stende
densa tela di nubi e ’l sol nasconde:
fremono i venti e ’l mar con voci orrende,
risonano percosse ambe le sponde:
e par che muova a’ suoi fratelli guerra
l’ondoso scotitor de l’ampia terra.
20
Si spezzano le nubi, e foco n’esce
che scorre i campi del celeste regno:
il foco e l’aria e l’acqua e ’l ciel si mesce;
non han piú gli elementi ordine o segno.
S’odono orrendi tuoni, ognor piú cresce
de’ fieri venti il furibondo sdegno;
increspa e inlividisce il mar la faccia
e l’alza contra il ciel che lo minaccia.
21
Giá s’ascondeva d’Ostia il lido basso,
e ’l Porto d’Anzio di lontan surgea;
quando senti il romor, vide il fracasso,
che ’l ciel turbava e ’l mar, la bella dea:
vide fuggirsi a frettoloso passo
le Ninfe dal furor de la marea;
onde tutta sdegnosa aperse il velo,
e dimostrò le sue bellezze al cielo.
22
E minacciando le tempeste algenti
e le procelle e i turbini sonanti,
cacciò del ciel le nubi, e gli elementi
tranquillò co’ begli occhi e co’ sembianti.
Corsero tutti ad inchinarla i venti
a le minacce sue cheti e tremanti.
Ella in Libecchio sol le luci affisse;
e mordendosi il dito, irata disse: