Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
canto nono | 165 |
39
Cozzaron i destrier fronte con fronte;
e quel del cavalier de l’isoletta
lasciò col suo signor l’altro in un monte,
e via dritto passò come saetta.
Tosto risorse il cavalier del ponte,
bramando far del suo cavai vendettta,
e a nuova lancia il giostrator richiese:
ed ei gli fu di ciò molto cortese.
40
Venne un altro corsier di pel roano,
e su montovvi il cavalier d’un salto.
Sospese il fren con la sinistra mano,
e con lo sprone il fe’ guizzare in alto;
e poiché si rimise in capo al piano
lo sospinse di corso al fiero assalto:
ma ne rincontro fu toccato a pena,
che si trovò rovescio in su l’arena.
41
Levossi e disse: — Ecco lo scudo mio;
ch’or veggio che se’ mago e incantatore,
né teco vo’ né col demonio rio
mettere in compromesso il mio valore:
forse avverrá ch’ancor tu paghi il fio
per altre mani, e con tuo poco onore,
del mal acquisto; or qui ti resta intanto
col diavolo ch’eletto hai per tuo santo. —
42
De l’isola partissi in questo dire,
e ne lo scudo suo «Tognon» fu letto.
Dopo costui si vider comparire
due cavalier di generoso aspetto,
che ’l giostratore andarono a ferire
l’un dopo l’altro con sembiante effetto:
rupper le lance ne l’argento terso;
e l’uno e l’altro si trovò riverso.