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156 | la secchia rapita |
3
Contenea la disfida: — Un cavaliero,
per meritar l’amor d’una donzella,
c’ha sovra quante oggi n’ha il mondo impero
in esser valorosa onesta e bella,
sfida a colpi di lancia ogni guerriero,
finché l’un cada e l’altro resti in sella:
da l’abbattuto sol lo scudo ei chiede,
e ’l suo dará se per fortuna cede. —
4
Accettâr la disfida i giostratori;
e quinci e quindi ognun stè preparato
con pensier di dover co’ novi albori
del giá cadente sol trovarsi armato.
Ma la notte avea a pena i suoi colori
tolti a le cose e ’l mondo attenebrato
spiegando intorno il taciturno velo,
ch’una tromba s’udí sonar dal cielo.
5
Al fiero suon trecento schiere armârse
quinci e quindi confuse e sbigottite;
quando nel fiume una gran nave apparse,
che venía giú per l’onde intumidite,
e tanti razzi e tanti fuochi sparse,
che tolse il vanto a la cittá di Dite.
Nave parea; ma in arrivando al ponte,
isola apparve, e la sua poppa un monte.
6
Orrido è il monte e di spezzati sassi,
e signoreggia un praticello ameno,
che lungo è intorno a centoventi passi
e trenta di larghezza o poco meno.
La prora a combaciar col ponte vassi;
e quivi una colonna al ciel sereno
fiamme spargea con sí mirabil arte
ch’illuminava intorno in ogni parte.