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canto ottavo 145


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     Mentre s’armano questi a la vendetta
del famoso figliol di Federico,
l’un campo e l’altro su ’l Panaro aspetta
che stanco si ritiri il suo nemico.
Quinci e quindi si veglia; e a la vedetta
stanno continue guardie a l’uso antico
con archi e balestroni a canto a gli argini
che scopano del fiume i nudi margini.
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     L’architetto maggior mastro Pasquino
fe’ molte botti empier di maccheroni,
altre di biscottelli, altre di vino;
e ne formò ripari e bastioni:
onde i soldati sempre a capo chino
stavano a custodir le guarnigioni,
fin ch’a trattar del fin de le contese
furon per dieci dí l’armi sospese.
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     Ed ecco comparir due ambasciatori,
l’un con la veste lunga e incappucciato,
e l’altro in su le grazie e in su gli amori
con la spada e ’l pugnal tutto attillato:
il primo è del collegio e de’ signori,
e ’l dottor Marescotti è nominato;
il secondo di Rodi è cavaliero,
di casa Barzellin, detto fra’ Piero.
42
     Questi venian per ritentar se v’era
partito alcun di racquistar la secchia,
avendo udito giá per cosa vera
che’l tiranno Ezzelin l’armi apparecchia.
Furo onorati, e si fermâr la sera,
né trattâr piú de la proposta vecchia;
ma di cambiar la secchia in que’ baroni,
eccetto il re, ch’essi tenean prigioni.