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canto ottavo | 137 |
7
Come pere cadean le genti morte
sotto il furor de le sanguigne spade.
Vede il conte Romeo ch’ad una sorte
pedoni e cavalier sgombran le strade;
onde il nipote suo Ricciardo il forte
chiamando, corre ove la gente cade:
ma l’impeto lo sbalza, e prigioniero
porta seco Ricciardo in su ’l destriero.
8
Come suol nube di vapori ardenti
far ne’ campi talor strage e fracassi,
vomitando dal sen fulmini e venti,
e portar seco svelti arbori e sassi;
così porta il furor di que’ possenti
seco ogn’incontro ovunque volge i passi:
così, secondo i greci ciurmatori,
porta l’ottavo ciel gli altri minori.
9
Giunto al Potta fra tanto era l’aviso,
e Gherardo su ’l ponte avea mandato:
ma fu l’arrivo lor tant’improviso,
che ’l ritrovaro ancor chiuso e sbarrato.
Quivi a Roldano fu il destriero ucciso,
e rimanea da tutti abbandonato,
se non si ritraean fuora del ponte
i due guerrier che combatteano in fronte.
10
L’uno di qua, l’altro di lá si mosse
dove incalzar vedea l’ultima schiera,
e l’impeto in sé tolse e le percosse,
fin che tutti spuntâr su la riviera.
Gherardo in tanto al giugner suo rimosse
le sbarre, che piantate avea la sera,
e i suoi raccolse, e lasciò quei dal Sipa
con un palmo di naso a l’altra ripa.