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136 | la secchia rapita |
3
E poi che da le spie certificati
del vario fin de la battaglia fòro,
in dubbio se dovean per gli steccati
ripassar de’ nemici al campo loro,
o guazzando in disparte i lor soldati
ricondur cheti a ripigliar ristoro;
a guazzo al fin passâr fanti e somieri,
e al ponte si drizzâr co’ cavalieri.
4
E dato aviso al Potta in diligenza
perché le sbarre a tempo e loco alzasse,
de le spoglie de’ vinti in apparenza
di ferraresi armâr la prima classe:
e acciò che l’arte lor maggior credenza
tra gl’inimici a l’arrivar trovasse,
quando lor parve esser vicini assai:
— Viva Frarra, gridâr, guardai, guardai.
5
Gli abiti ferraresi e le favelle
nel fosco de la notte e ’n quel tumulto
ingannaron cosí le sentinelle,
che fu il pensier de’ valorosi occulto.
Giunti nel campo, alzâr fino a le stelle
i gridi e gli urli; e con feroce insulto
trasser le spade, e apersero il cammino,
dove piú il ponte a lor parea vicino.
6
Eran confusi ancor gli alloggiamenti,
gli animi incerti e i corpi affaticati,
quando dal suon de’ minacciosi accenti
d’improviso terror fur saettati.
Come scossi dal ciel folgori ardenti,
venian di sangue e di sudor bagnati
Manfredi e ’l buon Voluce a la frontiera
e in ultimo Roldan chiudea la schiera.