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126 | la secchia rapita |
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O quante scorze di castagni incisi
d’intorno copriran tutta la terra!
quanti capi dal busto fian divisi
in cosí cruda e sanguinosa guerra!
Caronte lasso in trasportar gli uccisi,
ch’a passar Stige scenderan sotterra,
bestemmierá la maledetta sorte
che gli diè in guardia il passo de la morte.
40
Quinci in aiuto a’ suoi correre armato
vedrassi al monte il forte modanese;
quindi ai passi, ch’in pace avrá occupato,
opporsi l’astutissimo lucchese.
Entrar potrete allor ne lo steccato
tu Mercurio e tu Alcide a le contese,
e provar se piú vaglia in quella parte
l’accortezza o il vigor, la forza o l’arte.
41
Un Alfonso e un Luigi Estensi a pena
d’un pel segnata mostreran la guancia,
ch’a piú di mille insanguinar l’arena
faranno or con la spada or con la lancia.
Le squadre intere volteran la schiena
dinanzi a i nuovi paladin di Francia:
e Castiglion fra le percosse mura
sotto si cacherá de la paura;
42
pregando il conte Biglia in ginocchione
che venga a far cessar quella tempesta,
spiegando di Filippo il gonfalone
con una spagnolissima protesta.
Quivi potrete allor con piú ragione
cacciarvi gli occhi e rompervi la testa:
cessate intanto; e la pazzia mortale
resti fra quei che fan lá giú del male. —