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122 | la secchia rapita |
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tal la gente del Po, che pria fuggiva
da la tempesta di Manfredi irato,
poiché Voluce anch’ei le soprarriva
e ’n lei doppia il terror freddo e gelato,
con disordine tal fuggendo arriva
tra il popol di Fiorenza a destra armato,
che seco lo trasporta e lo sbarraglia
e lo fa seco uscir de la battaglia.
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Segue Manfredi, e d’armi e di bandiere
resta coperto il pian dovunque passa;
fende Voluce or queste or quelle schiere,
e memorabil segno entro vi lassa:
Pippo de’ Pazzi e Cecco Pucci ei fere,
Beco Stradini e Pier di Casabassa.
Seco è il Duara, e per foreste e boschi
fuggon dispersi i ferraresi e i toschi.
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Ma non fuggon cosí giá i perugini,
né la cavalleria del Malatesta;
anzi, come fu noto ai pellegrini
fregi il Duara e a la pomposa vesta,
l’arroncigliâr con piú di cento uncini
ne le braccia, ne’ fianchi e ne la testa.
— Fate pian, grida Bosio, aiuto, aiuto;
non stracciate, ché ’l saio è di veluto;
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fermate i raffi, ch’io mi do per vinto;
non tirate, canaglia maledetta:
che malann’aggia il temerario istinto,
perugini, ch’avete, e tanta fretta. —
Cosí dicendo, fu subito cinto,
e fatto prigionier da la cornetta
del capitan Paulucci; indi legato
sopra un roncino a Crespellan menato.