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118 | la secchia rapita |
7
Sotto la scorta di sí chiaro duce
eran trascorsi i ferraresi tanto,
che dietro a lui, come a notturna luce,
sconvolto avean tutto il sinistro canto:
ma poi ch’a Salinguerra il buon Voluce
si fece incontro, essi allentâr fra tanto
l’impeto loro; e videsi in figura
che trotto d’asinel passa e non dura.
8
Manfredi, che cacciati i milanesi
rotti e dispersi avea per la campagna,
e in aiuto venía de’ cremonesi
contra quei di Toscana e di Romagna;
poi che conobbe a l’armi i ferraresi
ch’incalzavano i suoi de la montagna,
rivolto a lo squadron ch’intorno avea,
gli accennava col brando e gli dicea:
9
— Vedete lá quella volubil gente,
che vaga ognor di principi novelli
or piega al papa e ne la vana mente
seco sognando va mitre e cappelli;
mirate com’è d’ôr tutta lucente,
come d’armi pomposa e di gioielli:
andiamo, valorosi, urtiam fra loro,
che nostre fien le gemme e l’armi e l’oro. —
10
Cosí dice; e spronando il buon destriero,
la spada stringe e ’l forte scudo imbraccia,
e tra le squadre de’ nemici altero
con la man fulminando urta e si caccia.
Come al primo attizzar pronto e leggiero
corre stormo di bracchi a dar la caccia
al gregge vil, cosí da quegli arditi
i ferraresi allor furo assaliti.