Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
100 | la secchia rapita |
11
Chi vide scimia a la percossa infesta
d’importuno fanciul ratta involarsi,
indi tornar d’un salto agile e presta,
passato il colpo, e a la finestra farsi;
pensi che contro a quella lancia in resta
tal rassembrasse il conte a rabbassarsi,
e tale al risalir giusto a pennello
tutto in un tempo e non parer piú quello.
12
E rivoltato a Bernardin Manetta
che ’l rimirava e s’era mosso a riso:
— A fé, dicea, che l’ho giocata netta,
che colui non mi colga a l’improviso.
Io dismontai per orinare in fretta;
e ’l fellon, che si stava in su l’aviso,
m’avea spinto il destrier per fianco addosso:
ma guai a lui se riscontrar lo posso. —
13
Cosí dicendo, a man sinistra torse
dove spigneano innanzi i fiorentini,
credendo uscir de la battaglia forse;
ma quando vide Anton Francesco Dini
da quella parte co’ cavalli opporse,
rivolto a’ suoi soldati e a’ suoi vicini:
— Ritirianci, dicea, da questo sito;
ch’è troppo aperto e non è ben partito. —
14
Rolando che l’udí, si voltò ratto
e ’l percosse del calcio de la lancia,
dicendo: — Codardon, feccia di matto,
non ti si tigne di rossor la guancia?
Se tu quinci non esci o non stai quatto,
giuro a Dio, te la caccio ne la pancia. —
Il conte rispondea: — Non v’adirate,
ché ’l dissi per provar queste brigate. —