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96 | la secchia rapita |
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A manca man, dove un torrente stagna,
con quattro mila suoi mangiafagioli
stava Bosio Duara a la campagna;
né seco aveva i cremonesi soli,
ma quanti scesi giú da la montagna
eran mazzamarroni in vari stuoli:
e la cavalleria del buon Manfredi
copriva i fianchi de la gente a piedi.
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Ma incontro a l’austro era nel destro corno
la bandiera real d’Enzio spiegata,
e Garfagnana seco, e quivi intorno
la milizia del pian tutta schierata.
Regiamente pomposo era quel giorno
di sopravesta bianca e ricamata
d’aquile d’oro il re, con un cimiero
di piume bianche, e sopra un gran corsiero.
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Diciannov’anni il giovane reale
non compie ancor, ed è mezzo gigante.
Bionda ha la chioma: e ’n tutto il campo eguale
non trova di valor né di sembiante.
Se maneggia destrier, s’avventa strale,
se move al corso le veloci piante,
se con la spada o con la lancia fiede,
sia in giostra o sia in battaglia ogni altro eccede.
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Giva intorno esortando in ogni lato
a ben morir que’ poveri villani.
Ma il Potta in mezzo a la battaglia armato
d’ira e di rabbia si mordea le mani
di non trovarsi allor Gherardo a lato:
e consegnando a Tomasin Gorzani
i Gemignani a piè, con cambio secco
in luogo del coltel mettea uno stecco.