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Io gelo nel timor ond’è smarrito
     Lo mio cor lasso e ne l’usate pene,
     E infiammo intanto co’ sospir l’arene
     8Sí novo incendio è dal mio seno uscito.
E questa fiamma è tal che fa seconda
     Quella che manda a perturbar le stelle
     11Il monte che frenò Tifeo l’audace;
Ma l’una oscura il ciel, la terra e l’onda,
     L’altra le fa vie piú lucenti e belle,
     14E quivi accende Amor l’ardente face.


463.


10.


Del bel tesoro, a la cui guardia intento
     Mi tenne e desto lagrimando Amore,
     Altri me spoglia e, quasi eterno onore
     4Sia in nobil furto, è d’involar contento.
Io, che dianzi v’apria cent’occhi e cento,
     Ora per non mirar tanto dolore
     Son privo de la vista anzi del core,
     8E de la guardia alfin mi lagno e pento.
E qual mendico ed egro, a cui il sostegno
     Dolce suo manchi, volge il piede errante
     11Dove il patir gli sia men grave scorno,
Tale io morrò: tu nel sepolcro adorno
     Scrivi — Qui giace un disperato amante
     14Che d’amor visse e si morí di sdegno. —