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441.
3.
Ardizio, se ben miri,
Molle e dura è costei
Cosí son molli e duri i versi miei.
Molle è in lei quel di fuori,
5Dentro ha marmi e dïaspri:
Sol ne la scorza i versi miei son aspri,
Ma senti come spiri
Da’ loro interni amori
Spirto gentil ch’intenerisce i cori.
442.
[Ad istanza del signor Curzio Ardizio.]
Sotto l’aperto ciel, tra gigli e rose
E verdi erbette ed odorate piante,
Notturno e cheto e solitario amante
4La mia donna attendea com’ella impose:
Quando passò ma come, o desïose
Luci, non conosceste il bel sembiante?
E tu, vago mio sguardo? oh chi davante
8Pur quasi un velo al suo passar mi pose?
Passó madonna, e seco ogni mio bene
E la fortuna mia passata è seco
11Che in quel candido seno io preso avrei.
Oh! piú d’Amore e di Fortuna cieco
Allora io fui, che or tardi e senza speme
14Veggio il mio male e piango i dolor miei.