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434.


A l’illustrissimo signore L. P.


Il cor ch’al dolce foco de’ begli occhi
     Strugger già si sentia
     Nel petto che parea neve ch’or fiocchi
     Volle pur rinfrescarse,
     5Ma quel suo refrigerio ancor piú l’arse:
     Egli mentre moria
     Gridava — O neve ria,
     O neve insidïosa! oh tu d’Amore
     Cenere sei che celi immenso ardore. —


435.


A la signora Cornelia... ad istanza d’un amico.


Quando talor ne’ miei sospiri ardenti
     Piangendo i’ spargo a l’aura il vostro nome,
     Par che m’offriate il Cor ne’ primi accenti:
     Ma perch’io seguo poi, mutate voglia
     5E me ’l negate disdegnosa: ah come
     Donna si volge come instabil foglia!
     Pur io non mi sgomento e pur vi chiamo;
     Ma suona verso il fin sí dolce Lia,
     Che, quasi vago augello in verde ramo,
     10L’alma cantando il suo dolore oblia.