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419.
[A istanza d’una gentildonna.]
Ne la fredda stagion che ’l mondo agghiaccia
Regnò già Borea; Austro or cosí vi spira
Ch’addolcisce il rigor de l’altro e l’ira,
4E spesso oltre gli Sciti in fuga il caccia.
Di Zefiro ogni lode omai si taccia,
Se ben di fior la terra ornar si mira,
Che né Clori da questo il piè ritira
8E Pomona col sen gli apre le braccia.
Aura celeste, il tuo soave spirto
Spiri cosí ver’ me che ne ravvivi
11Il mio già secco lauro e secco mirto.
E mentre al mio Alcinóo d’ogni bel fiore
Tesso ghirlanda, alcun de’ frutti estivi
14Sia ne’ begli orti premio al mio sudore.