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396.


Loda la signora Flaminia... ad istanza del sig. Giulio Mosti.

1.


Giovinetta gentil, che ’l nome prendi
     Da quelle fiamme che ne gli occhi porti,
     Oh come dolcemente altrui conforti
     4Col tuo soave ardor mentre l’accendi!
Com’è dolce il languir dove tu splendi!
     Amaro sol perch’a le dolci morti
     Indugio poni, onde gli amanti accorti
     8Bramerian di perir ne’ cari incendi.
Ed io, qualor la bella arsura elice
     Da gli occhi il pianto, piango il pianto stesso
     11S’egli estinta di lei lascia in me dramma.
Flaminia, potrò mai tanto d’appresso
     Sederti un dí, che, qual vecchia fenice,
     14Io mi rinnovi a giovinetta fiamma?


397.


Nel medesimo argomento.

2.


Indurasti in fredd’alpe, o ’n fiamma ardente,
     Forma ti diede umana industria ed arte,
     Invido, che la luce ascondi in parte,
     4La luce che le mie può far contente?
E somiglia a colei che ’n orïente
     Precorre il sole, e ne l’opposta parte,
     Poscia che quasi stanco ei si diparte,
     8Rota i be’ raggi suoi chiara e lucente.
Deh, s’ella a noi traluce e da’ lor cieli
     Tutte l’uom vede trasparir le stelle
     11Fisse ed erranti con la vaga luna,
Perché la donna mia, crudel, mi celi?
     E perch’i venti e i nembi e le procelle
     14Ti conservano in pace e la fortuna?