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370.


2.


O di quel ch’arse pria foco soave
     A l’apparir di due begli occhi il core
     Ministra, or esca di celeste ardore,
     4Tanto piú caro a me quanto piú grave;
Poi che per sé mia lingua ardir non have
     Ciò che rinchiude il sen mostrar di fuore,
     Non fia che stilla di novello amore
     8Fin ch’io vivrò l’antico incendio lave.
Tu, ne’ cui lumi e tra le fresche brine
     Scherzan le Grazie e sí dolce ôra move
     11Ver’ me, bella non men che saggia e pia,
Mentre affinando sue bellezze nove
     O il manto allacci o stringi il biondo crine,
     14Deh, fa palese a lei la pena mia.


371.


3.


Tre son le Grazie ancelle,
     Se non è falso il grido,
     Che sono intorno a l’alma dea di Gnido.
     Tu, che simigli a lei
     5Se non quant’onestà ti fa piú cara,
     N’hai quattro e via piú belle:
     Concedi dunque l’una a i desir miei;
     E fia modestia rara
     Se donna a i divi d’agguagliarsi impara;