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366.


5.


Odi, Filli, che tuona; odi che ’n gelo
     Il vapor di lassú converso piove:
     Ma che curar dobbiam che faccia Giove?
     4Godiam noi qui s’egli è turbato in cielo.
Godiamo amando, e un dolce ardente zelo
     Queste gioie notturne in noi rinnove:
     Tema il vulgo i suoi tuoni, e porti altrove
     8Fortuna o caso il suo fulmineo telo.
Ben folle ed a sé stesso empio è colui
     Che spera e teme, e in aspettando il male
     11Gli si fa incontro e sua miseria affretta.
Pèra il mondo e rovini: a me non cale
     Se non di quel che piú piace e diletta,
     14Ché se terra sarò terra ancor fui.