Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
— 367 — |
306.
Né dolce umor che nobil canna asconde,
Né soavi licori
Trasser l’api giammai da’ vaghi fiori,
Né rugiada celeste
5Piove in tenere fronde,
Com’io furai da queste
Vermiglie e vaghe rose.
Datemi un bacio ancor, labbra amorose!
Ma volete ch’io torni a’ furti miei?
10Io torneró, ch’in voi morir vorrei
Per furto o per rapina,
Se ’l ciel sí nobil morte mi destina.
307.
Non sono in queste rive
Fiori cosí vermigli
Come le labbra de la donna mia,
Né ’l suon de l’aure estive
5Tra fonti e rose e gigli
Fa del suo canto piú dolce armonia.
Canto che m’ardi e piaci,
T’interrompano solo i nostri baci!