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236.


Oltre il mar vasto, ove gli aprici campi
     Scaldano il verno piú temprati soli,
     Drizzan gli augelli peregrini i voli
     4Per ritornar quando ’l Montone avvampi;
Ombra non è che pur ricopra o stampi
     La terra algente, e i cigni e i lusignoli
     Tacciono le lor pene e i dolci duoli:
     8Ma io dove ricovro od a quai lampi?
Chi tempra la mia bruma? il dolce raggio
     De’ bei vostri occhi? A questo io mi riparo
     11Senza varcare il mar, passar l’arene:
Questo tra nevi e gelo un vago maggio
     M’infiora sí ch’in suon leggiadro e chiaro
     14Sfido i cigni cantando e le sirene.