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234.


Io vidi quel celeste altero viso,
     Ch’avvampar suol di mille fiamme ardenti,
     Pallido sí ch’indi assai men cocenti
     4Moveano i guardi e ’l lampeggiar del riso:
Gli occhi miei stanchi, ch’in lui rado affiso,
     Allora fûr di sostener possenti
     I raggi e ’l foco e ’l dolce obbietto, intenti
     8Goder ciò che bea l’alme in paradiso.
O color de gli amanti! o vago e caro
     Pallor, onde ha l’Aurora invidia e sdegno
     11Ché di rose men vaghe il volto inostra!
Ben avrei fato avventuroso e raro
     Se, come in lei d’amar l’aspetto mostra,
     14Cosí ’l cor ne mostrasse un picciol segno.