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219.


Quell’alma ch’immortal, donna, traesti
     Non dal girar de le superne rote
     Ma dal grembo d’Iddio, macchiar non puote
     4Chi l’ammantò de le caduche vesti;
E sono i suoi bei nodi in te contesti
     Sí sottilmente, ch’ella indi si scuote
     E vola verso il sole e forme ignote
     8Vede a’ mortai, bellezze alte e celesti.
Vede sé stessa nel cristallo eterno
     Quasi ’n ispecchio, e vede a sé sembianti
     11Mille che già peregrinaro al mondo.
Poi riede, e ’l limo suo purgato e mondo
     Rende cosí che col sembiante esterno
     14Prende ed alletta i piú cortesi amanti.