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177.
[Paragonando la signora Laura al lauro dice di sperare ch’ella
un giorno abbia compassione di lui.]
Da l’arboscel che le sue verdi fronde
Non perde mai per gelo o per ardore
Prendi il bel nome, donna, e pari onore
4Perpetua in te di vaghe chiome e bionde.
Fulmine mai non è che ’l tocchi o sfronde;
Mai non offende te lo stral d’Amore,
Perché le piaghe ch’io ne sento al core
8Faccia da’ tuoi begli occhi e non altronde.
Oh pur non segua indarno io te, che tanto
Fuggi dinanzi a me presta e leggiera
11Quanto soleva già Dafne in Tessaglia!
Ma ’l pregar mio teco a mercé mi vaglia,
Sí ch’un giorno piú lieta e meno altera
14Ti fermi in riva del mio proprio pianto.