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146.
Prima dubita con qual rete possa prender l’aura ed in qual parte
debba tenderla; e poi si mostra pentito di tentar
cosa impossibile.
Di che stame ordirò la vaga rete
Onde l’aura fugace, Amore, annodi,
Mentre fugge l’insidie e spezza i nodi
4E le sue fiamme accende e la mia sete?
D’alte querele forse o di secrete?
Di soavi lusinghe e care frodi?
O di lacrime sparse in dolci modi?
8O di rime dolenti o pur di liete?
Dove fia teso il laccio? ove dispiega
Le belle chiome al vento un lauro ombroso?
11O pur tra l’erbe di smeraldo ascoso?
Ah! nemico è di pace e di riposo
Chi tende a l’aura e chi la canta e prega,
14E sé medesmo solo avvolge e lega.