Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
— 204 — |
128.
Paragona la sua infelicità con la morte d’un papagallo
che era stato caro a la sua donna.
Quel prigioniero augel, che dolci e scorte
Note apprendea dal tuo soave canto,
Morendo in sen ti giacque, e dal tuo pianto
4Bello onore ebbe poi: felice morte!
Io, cigno in mia prigion (né scorno apporte
S’ardito è pur ne la mia lingua il vanto),
Quel che mi detta Amore imparo e canto
8Ma con diversa e più dogliosa sorte.