25Natura, iniqua maga,
Del mio dolor s’appaga.
E tu, crudel, ne ridi;
Ma rugiade fûr quelle
De la bell’alba, e pianto dolce e chiaro. 30E, per ch’io piú diffidi,
Le mie nemiche stelle
Sul dono lagrimàr, che fu sí caro.
Dono a me solo amaro,
Che mi strugge, pensando, 35Ed a me sol crudele,
Che suggo assenzio e fele;
Dove ti colse il mio nemico, o quando?
O don, che m’uccidesti,
Dove, dove nascesti? 40Amor, se dentro a’ rami
Volavi, come augello,
Piagar dovevi di mortal ferita;
Or per ch’io me ’n richiami,
Sol dispietato e fello 45Ti mostri a me, c’ho sí dogliosa vita.
Qual pianta è sí gradita,
In cui vi colga i frutti?
Se d’odïoso germe
Son le speranze inferme 50E la mia fede e i miei sospiri e i lutti,
Qual sí lontana terra,
Che ’l mar divide o serra?
Canzone, io sono il tronco e le mie fronde
Son mille miei desiri, 55E i pomi aspri martíri.