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28 | atto i. choro. |
Di ſtarne in ſe riſtretti,
E tener lor bellezze altrui ſecrete:
Tu raccogliesti in rete
365Le chiome à l’aura sparte:
Tu i dolci atti laſciui
Festi ritroſi, e ſchiui:
À i detti il fren poneſti, à i paſſi l’arte:
Opra è tua ſola, ò Honore,
370Che furto ſia quel, che fù don d’Amore.
E ſon tuoi fatti egregi
Le pene, e i pianti nostri.
Ma tu, d’Amore, e di Natura donno,
Tu domator de’ Regi,
375Che fai trà queſti chioſtri,
Che la grandezza tua capir non ponno?
Vattene, e turba il ſonno
À gl’illuſtri, e potenti:
Noi quì negletta, e baſſa
380Turba ſenza te laſſa
Viuer ne l’uſo de l’antiche genti.
Amiam, che non hà tregua
Con gli anni humana vita, e ſi dilegua.
Amiam, che’l Sol ſi muore, e poi rinaſce:
385À noi ſua breue luce
S’aſconde, e’l ſonno eterna notte adduce.
Di starne in sé ristretti,
E tener lor bellezze altrui secrete:
Tu raccogliesti in rete
365Le chiome a l’aura sparte:
Tu i dolci atti lascivi
Festi ritrosi, e schivi:
A i detti il fren ponesti, a i passi l’arte:
Opra è tua sola, o Onore,
370Che furto sia quel, che fu don d’Amore.
E son tuoi fatti egregi
Le pene, e i pianti nostri.
Ma tu, d’Amore, e di Natura donno,
Tu domator de’ Regi,
375Che fai tra questi chiostri,
Che la grandezza tua capir non ponno?
Vattene, e turba il sonno
A gl’illustri, e potenti:
Noi qui negletta, e bassa
380Turba senza te lassa
Viver ne l’uso de l’antiche genti.
Amiam, che non ha tregua
Con gli anni umana vita, e si dilegua.
Amiam, che’l Sol si muore, e poi rinasce:
385A noi sua breve luce
S’asconde, e’l sonno eterna notte adduce.