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12 ATTO PRIMO

Chiesi vendetta, ed ebbi fede in pegno
Di vendetta, e d’amor, mi diedi in preda
Al suo volere, al mio desir tiranno,
E prima quasi fui, che sposa, amante;
E me n’avvidi appena; e come poscia
L'alto mio genitor, con ricca dote
Suo genero il facesse; e come in segno
Di casto amor, e di costante fede,
La sua destra ei porgesse alla mia destra;
Come pensasse di voler le nozze
Celebrar in Arana, e corre i frutti,
Del matrimonio nel paterno regno,
E di sua gente, e di sua madre i preghi
Mi fosser porti, e loro usanza esposta,
Tutto è già noto a voi. Noto è pur anco,
Che pria ch’al porto di Talarma insieme
Raccogliesse le navi, in riva al mare,
In erma riva, e’n solitaria arena,
Come sposo non già, ma come amante,
Ei fece le furtive occulte nozze,
Che sotto l’ombre ricoprì la notte,
E nell’alto silenzio; e fuor non corse
La fama, e ’l suono del notturno amore,
Ch’in lui tosto s’estinse; e nullo il seppe,
Se non forse sol tu, che nel mio volto,
Della vergogna conoscesti i segni.
Or poichè giunti siam nell’alta reggia
De’ magnanimi Goti, ov’è l’antica
Suocera, che da me nipoti attende,
Che s’aspetti non so, nè che s’agogni;
Ma si ritarda il desiato giorno.
Già venti volte è il Sol tuffato in grembo,
Da che giungemmo, all’Ocean profondo;