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ATTO SECONDO 153
Canta le lodi del Signore eterno.

Poscia in onesti studj, e ’n bei diporti
Colle vergini sue sacre compagne
Trapassa l’ore, insin che ‘l suon divoto
La richiami di nuovo a’ sacri officj.
Oh quanto invidio lor sì dolce vita!
Ma ecco la Regina a me sen viene.


SCENA SECONDA

FILENA, ROSMONDA


Filena Figlia, tu sola forse ancor non sai,

Ch’oggi arrivar qui deve il Re de’ Goti.
Rosmon. Anzi pur sollo.
Filena  Ma saper nol vuoi.
Rosmon. E chi ciò dice?
Filena  Tu medesma il dici.
Rosmon. Fatto motto non ho.
Filena  Nè fatto hai cosa
Per la qual mostri di voler saperlo.
Rosmon. Che debbo far? non so ch’a me s’aspetti
Alcuna cura.
Filena  Or non sai dunque, figlia,
Che tu con tua cognata esser insieme
Devi a raccorlo? e ch’egli è quel cortese
Principe e Cavalier, ch’il grido suona?
Visiterà la sposa, e forse prima,
Ch’il sudor, e la polve abbia deposta.
Rosmon. Così certo mi credo.
Filena  Or come dunque
Così gran Rege in sì solenne giorno
Raccor tu vuoi così negletta, e inculta?
Perchè non orni le leggiadre membra
Di preziose vesti, e non accresci
Coll’arte femminil quella bellezza,
Onde natura a te fu sì cortese?
Beltà negletta, e in umil manto avvolta,
quasi rozza, e mal pulita gemma,
Ch’avvolta in piombo vil poco riluce.
Rosmon. Questa nostra bellezza, onde cotanto
Il volgo femminil sen va superbo,
Di natura stim’io dannoso dono,