Pagina:Tasso, Torquato - Il Re Torrismondo, Pisa, 1821.djvu/155


ATTO PRIMO 151
E fuggir non la posso; or, che più tardo,

Che non ritrovo la mia antica madre,
Perchè costringa con materno impero
La mia casta sorella a maritarsi?
Alvida, so, ch’a’ preghi miei fia pronta
A recar in sè stessa ogni mia colpa.
Ma chi m’affida, oimè! che di Torindo
L’alma piegar si possa a nuovo amore?
Vano, vano, oimè! fia questo consiglio,
Nè rimedio ha il mio male altro, che morte.

MANCA IL CORO1

  1. Per mostrare la negligenza del Bottari medesimo, ecco come leggonsi nell’Edizion Fiorentina, ch’è pur la citata, varj luoghi da me corretti sopra un esemplare dell’Aldina, nelle sole 5 ultime pagine. Da questi si giudichi del rimanente. R.
    Pag. 145 v. 11 Pur solo al Ciel noi miseri mortali.
    v. 32 Se non vergine donna! Ah non fia vero.
    146 v. 43 Se è di cor magnanimo, e gentile.
    147 v. 8 Esterno bench’in noi deriva altronde.
    148 v. 10 Col diletto l’affanno. Altri oziosi.
    v. 26 Perch’io le dia del suo arrivar avviso.
    149 v. 5 Alle tue nozze viene: omai non solo.
    v. 15 Perocch’al vostro amor saran soverchi.
    150 v. 2 Recar gioja e diletto, e sposo chiede.
    v. 20 O maculato con coscienza, or come.
    v. 30 Perch’io visto non sia, perch’io non veggia.