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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
NUTRICE, ALVIDA
NUTRICE
Deh! qual cagione ascosa, alta Regina,
Sì per tempo vi sveglia? ed or, che l’Alba
Nel lucido Oriente appena è desta,
Dov’ite frettolosa, e quai vestigj
Di timore in un tempo e di desio
Veggio nel vostro volto e nella fronte?
Perch’appena la turba interno affetto,
O pur novella passíon l’adombra,
Ch’io me n’avveggio. A me, che per etate,
E per officio, e per fedele amore,
Vi son in vece di pietosa madre,
E serva per volere, e per fortuna,
Il pensier sì molesto omai si scopra;
Chè nulla sì celato, o sì riposto
Dee rinchiuder giammai, ch’a me l’asconda.
ALVIDA
Cara nudrice, e madre, egli è ben dritto
Ch’a voi si mostri quello, ond’osa appena
Ragionar fra sè stesso il mio pensiero;
Perch’alla vostra fede, al vostro senno
Più canuto del pelo, al buon consiglio
Meglio è commesso ogni secreto affetto,
Ogni occulto desio del cor profondo,